Il tema del co-sleeping è spesso oggetto di dibattito tra genitori, amici e parenti. Alcuni sostengono che il bambino dovrebbe dormire nella sua stanza fin da subito, mentre altri trovano comodo e rassicurante farli dormire nel lettone e quindi il bed sharing, soprattutto durante l’allattamento. Ma qual è la scelta giusta?
Co-sleeping e Bed Sharing
Co-sleeping significa dormire nella stessa stanza ma non necessariamente nello stesso letto. Può includere lettini attaccati al letto principale o culle vicine. Bed sharing, invece, implica condividere il letto con il bambino. Entrambe le pratiche hanno i loro vantaggi e svantaggi.
Vantaggi del Co-sleeping:
- Facilità per l’allattamento: Tenere il bambino vicino rende l’allattamento notturno più semplice e meno faticoso.
- Sicurezza Emotiva: La vicinanza ai genitori può ridurre l’ansia notturna e aiutare a creare un attaccamento sicuro.
Svantaggi del Bed Sharing:
- Rischi di Sicurezza: Coperte, cuscini e il rischio di caduta possono rappresentare pericoli per il neonato.
- Qualità del Sonno: I genitori possono dormire meno bene per la preoccupazione di fare male al bambino durante la notte.
Esperienze Personali
Noi abbiamo scelto la culla NextToMe della Chicco, che permette a Isabel di essere vicina ma in sicurezza. Questo metodo ha facilitato l’allattamento notturno e ci ha permesso di dormire più serenamente. Anche se a volte Isabel finisce nel lettone, la nostra esperienza complessiva è stata molto positiva.
Opinioni degli Esperti
Ho deciso di fare qualche domanda su questo tema alla nostra cara psicologa Dott.ssa Irene Mazzon.
È vero che dormire nel lettone con mamma e papà crea bambini “mammoni”?
La nostra cultura è molto improntata sull’indipendenza, sulla performance, l’autosufficienza emotiva ed affettiva. Questo vale per grandi e bambini. Uno dei sentimenti più diffusi nella nostra società infatti è la sensazione di solitudine.
L’essere davvero indipendenti dai genitori (all’opposto della dipendenza che in questo caso richiama la parola “mammoni”) d’altro canto dovrebbe forse giocarsi su fattori come la capacità di prendere decisioni, di trovare una propria strada, di sapersela cavare nella gestione degli aspetti pratici della vita…
E quando siamo più capaci di agire in autonomia? Quando ci sentiamo tranquilli e sicuri.
La possibilità di interiorizzare una sensazione di sicurezza e autoefficacia dipende in larga parte dall’aver sviluppato un attaccamento sicuro. L’attaccamento sicuro si struttura attraverso uno stadio evolutivo, quello infantile, in cui possiamo sperimentare la vicinanza, l’accudimento, l’accoglienza dei nostri bisogni. Alcuni studi dimostrano che nelle culture africane, dove genitori e bambini nei primi anni di vita dormono insieme, i figli hanno un attaccamento più sicuro.
Come la vicinanza con i genitori influisce sul bambino?
La regolazione della vicinanza presenta un ampio spettro di possibilità.
Vicinanza non funzionale
La vicinanza simbiotica, che vede mamma e bambino agire e sentire all’unisono, dopo i primi mesi in cui questo è fisiologico e necessario, può ostacolare seriamente lo sviluppo di una propria identità da parte del bambino.
Anche la vicinanza basata sull’ansia del genitore di perdere il controllo sul bambino temendo catastrofi imminenti la rende angosciosa e limitante. L’ansia di separazione del genitore non può essere la ragione per cui il bambino dorma vicino a sé.
Un altro tipo di vicinanza genitore-bambino non funzionale è quella che annulla la coppia genitoriale o nega aspetti legati alla sessualità o alla necessità di intimità ed esclusività della coppia.
Sono infatti molto perplessa quando sento di coppie che hanno rapporti sessuali con i figli piccoli nella stanza o addirittura nel letto. L’aspetto erotico legato al corpo sessuato di un adulto è fondamentale nella vita della coppia, ma è importante non vada condiviso in alcun modo con i bambini che, ricordiamolo, a pelle sentono tutto quello che accade intorno a loro.
Ci sono anche genitori che tendono a tenere vicino il bambino durante la notte proprio per evitare un contatto sessuale con il partner. Questa motivazione è chiaramente disfunzionale, in quanto legata alle esigenze dell’adulto e non del bambino.
Una situazione in cui la “vicinanza” notturna tra genitore e bambino può avere di risvolti controversi è, in ultimo, quella che riguarda i figli di genitori separati. Spesso vedo genitori che dormono con il proprio bambino per non provare nostalgia o senso di vuoto in assenza del compagno o della compagna. Questa funzione di supporto del bambino al genitore rappresenta un’iper-responsabilizzazione e una confusione di ruoli molto pericolosa.
Queste quattro tipologie di “vicinanza” genitore-bambino in relazione all’assetto notturno, però, non rappresentano ciò di cui stiamo parlando. La vicinanza “buona” è quella che si regola attraverso la sintonizzazione con i bisogni del bambino nel qui e ora, senza che questi siano travisati a causa delle proiezioni dei nostri bisogni e delle nostre paure. È una vicinanza fatta di condivisione e accudimento.
Il co-sleeping nell’accezione di room-sleeping, come hai spiegato, prevede che i bambini possano dormire nella stessa stanza, non nello stesso letto dei genitori durante i primi anni di vita e viene utilizzato come modalità prevalente in circa metà della popolazione del mondo. Secondo alcuni studi sviluppatisi degli USA, risulta essere positivo per il bambino fino ai 18 mesi di età dal punto di vista del benessere psicofisico che riguarda l’apparato cardiaco, respiratorio e digestivo. È importante però che entrambi i genitori siano in accordo tra loro rispetto all’assetto notturno e che ciò non comporti una modificazione eccessiva degli orari famigliari. Mi riferisco a bambini che non vanno a letto finché non dormono anche i genitori, col risultato che i genitori si trovano a dover andare a letto alle nove di sera o i bambini arrivano a stare svegli fino a mezzanotte!
Come capire quando un bambino è pronto per dormire nella propria stanza? C’è un’età stabilita per tutti o dipende da ogni bimbo?
Non credo che nulla sia stabilito per tutti. Ognuno di noi ha il proprio percorso. Certo però ogni cosa ha il suo tempo. I bisogni di un bambino che sviluppa delle competenze che lo rendono un individuo sempre maggiormente autonomo e proiettato verso il mondo esterno non sono gli stessi di un neonato.
Per questo si può dire che entro i due o tre anni può essere consigliato che il bambino si sperimenti nel dormire nella sua stanza. La vedo come una necessità di configurare ed appropriarsi di un loro spazio, sia fisico che mentale, che va di pari passo allo sviluppo del linguaggio. Entrambe sono funzioni legate allo sviluppo della mente e dell’identità come entità autonome rispetto all’esterno e agli altri.
Spesso il bambino è pronto quando lo sono i suoi genitori.
Quando il bimbo vuole dormire nella sua stanza, ma ha delle paure, come possiamo aiutarlo? Hai qualche esempio pratico da darci?
Riguardo alle paure notturne, nel momento in cui il bambino dorme nella sua stanza la cosa migliore è aiutarlo a gestire le sue paure all’interno del suo spazio senza che ogni notte debba tornare nella camera dei genitori se è agitato. È possibile che lo faccia, ma è anche importante che interiorizzi delle modalità di autoconsolazione e autorassicurazione. Penso al peluche preferito da tenere con sé o alla lucina sempre accesa, ma anche all’importanza di parlarne con lui facendosi raccontare il contenuto delle paure, delle immagini che gli vengono la notte, facendo dei disegni, leggendo delle storie… e poi condividendo delle strategie che può utilizzare quando è nel suo letto e si sente spaventato.
Ogni paura però va affrontata per il significato che ha nella situazione specifica che il bambino sta vivendo, e questo è un argomento che potremmo affrontare in modo più diffuso…
Consulenze Personalizzate
Se hai bisogno di una consulenza personalizzata ti ricordiamo che la Dott.ssa Irene Mazzon riceve a Milano. È importante che entrambi i genitori siano d’accordo sull’assetto notturno per mantenere una routine familiare stabile.
Ogni famiglia deve trovare il proprio equilibrio. Che i vostri bambini dormano nel lettone o nella loro stanza, l’importante è che tutti si sentano sicuri e amati. La scelta tra co-sleeping e bed sharing dipende dalle esigenze individuali della famiglia e dalle preferenze personali. Non esiste una soluzione universale, ma è fondamentale che la decisione sia presa considerando il benessere di tutti i membri della famiglia.
Domanda per Voi
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