“Non avrei mai immaginato che le maestre di Paola potessero essere dei mostri. Mi sono fidata ciecamente di loro e non ho ascoltato mia figlia Anna.
Questo è l’errore più grande che una madre possa fare”.
Questo è il lungo e doloroso sfogo di Anna, una madre che ha vissuto un dramma.
“Ho iscritto Paola all’asilo quando aveva appena tre anni. Decidi di mandarla a scuola perché non conosceva altri bambini e volevo che imparasse a socializzare. Inoltre avevo bisogno di una mano perché il lavoro aumentava e non riuscivo a starle dietro abbastanza.
I primi tempi era felicissima di andare a giocare con i bambini della sua età. Trascorreva i pomeriggi a raccontarmi le mille avventure della mattinata.
Poi d’un tratto tutto cambiò.
La sua allegria si era spenta, parlava poco delle sue mattinate scolastiche, rispondeva alle mie domande con monosillabi. Inizialmente non ci feci caso.
Poi la situazione peggiorò notevolmente.
Piangeva a dirotto durante il tragitto che da casa portava a scuola. Si dimenava, diventava rossa e a volte i singhiozzi le facevano mancare l’aria. Quante volte l’ho rimproverata credendo che fossero solo stupidi capricci!
Nonostante i capricci, la lasciato piangente a scuola: dovevo lavorare!
I pianti diventavano sempre più disperati ed io ero sull’orlo di una crisi di nervi.
Cosa le succedeva? Perché faceva quegli inutili capricci?
Intanto i mesi passavano e notai che riprese a fare la pipì nel letto. Lo faceva tutte le sere. Una volta la sculacciai e la misi in punizione per questo.
Povera bambina!
Un giorno tornò con un enorme livido sull’osso sacro. Andai a scuola per chiedere spiegazioni e la maestra disse che era inciampata ed era caduta. Mentre parlavo con la maestra, Paola era dietro la porta, ci ascoltava. Mentre cercava goffamente di nascondersi, fece la pipì. Non era mai accaduto prima.
Cominciai ad aprire gli occhi.
La mia bambina era terrorizzata dall’insegnante. Era serena solo il venerdì, quando sapeva che il giorno successivo non sarebbe dovuta andar a scuola.
In quel momento la mia mente si aprì.
Cominciai a collegare urla, atteggiamenti diversi da parte della mia bambina, gli sguardi minacciosi della maestra, la pipì a letto, i lividi sulle braccia e sulle gambe a cui non avevo mai dato peso più di tanto.
Mi confrontai con le altre mamme: stesse impressioni.
Decidemmo di denunciare tutto.
I Carabinieri decisero di installare delle videocamere nelle aule.
Cosa è successo poi è conosciuto da tutti: quante volte abbiamo visto in TV le immagini di quella terribile insegnante che ha preso a calci, a schiaffi, ha fatto mangiare il vomito a quei bambini?
Uno di quei bambini era mia figlia!
Porterò con me per sempre il peso di non averla ascoltata abbastanza, di non averle creduto, di non aver parlato con lei, di non aver capito che i bimbi lanciano segnali che dovremmo essere in grado di comprendere”.