Settembre, tempo di rientro alla quotidianità, tempo di ripresa, tempo per fare ordine e per avventurarsi con energia in nuove avventure. Come affrontare l’inserimento al nido al nostro rientro al lavoro?
Per molti bambini settembre è il mese del primo significativo passaggio nel mondo dei coetanei, delle relazioni al di fuori di casa.
Per molti genitori è il momento ricco di emozioni e ambivalenze in cui da una parte ci si riappropria di propri spazi (personali, lavorativi…), dall’altra si fa i conti con i timori e l’esperienza del separarsi dai propri piccoli e dell’affidarli ad altre figure educative.
“Cosa mi devo aspettare? Come funzionerà l’inserimento al nido? Come reagirà il mio piccolo? E come reagirò io?”
Queste sono le domande che solitamente i genitori mi rivolgono più spesso, tornati dalle vacanze, con l’avvicinarsi delle riunioni di inizio anno e dei primi giorni di nido.
Proviamo a rispondere in breve, con la consapevolezza che chiaramente ogni situazione, ogni vissuto, ogni bambino e ogni genitore, non sono da generalizzare ma da considerare invece nella propria unicità.
✨ A cura della Dott.ssa Laura Gentile
Cosa mi devo aspettare? Come funzionerà l’inserimento al nido?
All’inizio dell’anno educativo solitamente la struttura organizza delle riunioni con i genitori, spesso suddividendoli già in diverse sezioni per età ma in alcuni casi (così come alla scuola dell’infanzia) possiamo incontrare classi con bambini di età anche diverse.
La riunione dovrebbe avere diverse finalità: non solo l’organizzazione del calendario di inserimento ma anche la presentazione delle metodologie educative, dei progetti e soprattutto l’instaurarsi di un primo prezioso contatto tra genitori ed educatrici ed altre figure.
Le persone che mi troverò di fronte sono quelle a cui affiderò mio figlio, che si relazioneranno con lui nel gioco, nelle coccole e in ogni momento importante come la pappa, il cambio e il sonno. E’ dunque importante iniziare a creare da subito un clima di conoscenza, fiducia, ascolto e collaborazione.
In alcune strutture (ma non tutte purtroppo) vengono previsti dei colloqui individuali con ogni famiglia così da avere un momento con più calma per conoscersi e anche per presentare il bambino, le sue abitudini, i suoi gusti, le sue peculiarità.
E poi si comincia…
La tendenza oggi, compatibilmente con gli impegni dei genitori, è quella di proporre un inserimento graduale che consenta al bambino di entrare ed affidarsi con calma al nuovo contesto.
E’ tutto nuovo e da scoprire: gli spazi, gli ambienti, i giochi, gli altri bimbi e i nuovi adulti a cui affidarsi.
Come reagirà il mio piccolo?
E’ impossibile immaginare una reazione identica per tutti, molto dipenderà dall’età del bambino, dalle sue esperienze relazionali e dal suo temperamento ma naturalmente anche dal clima di accoglienza che si verrà a creare nel nido e dai vissuti emotivi dei genitori, che inevitabilmente i piccoli percepiscono.
Per comprendere le reazioni del bambino durante l’inserimento al nido certamente possiamo far riferimento alla ben nota Teoria dell’Attaccamento.
Raggiunto all’incirca 1 anno di età il bambino ha già chiaro quali sono le sue figure di attaccamento, quelle figure stabili, calde, presenti che lo hanno accudito, accompagnato e verso cui manifesta tre comportamenti fondamentali, che sono:
La ricerca della vicinanza
Ormai sappiamo che il bambino fin da piccolissimo utilizza una serie di segnali per richiamare l’adulto, è naturale che sia così: il cucciolo d’uomo ha bisogno di un adulto di riferimento per sopravvivere e quindi da subito sa ricercarne la vicinanza attraverso il pianto, il seguirlo con lo sguardo, il richiamarlo con la voce e gradualmente col movimento (gattonando, camminando…).
L’effetto “base sicura”
E’ come se il bambino dicesse: “è interessante e attraente il mondo lì fuori e ora ho proprio desiderio di esplorare, toccare, conoscere per cui inizio ad avventurarmi ma ho bisogno di sapere che tu ci sei ancora, che mi osservi, che mi guidi e che posso tornare da te, rassicurarmi e poi ripartire”.
La protesta per la separazione
Se c’è stato attaccamento è naturale che il bambino protesti se il genitore si allontana o che manifesti la “famosa” ansia dell’estraneo.
Possiamo dunque aspettarci che il bambino reagirà con questi segnali all’inserimento al nido, semplicemente e naturalmente perché si è instaurata una relazione di attaccamento!
Ovviamente ogni bambino e ogni relazione è a sé per cui non si possono fare previsioni certe sull’intensità o la durata delle reazioni, che in alcuni casi potrebbero anche essere leggere, in altri meno. Certamente l’inserimento in un contesto nuovo con nuove relazioni solleciterà nel bambino delle reazioni di naturale stress, comprensibili, da contenere e accompagnare.
In alcuni casi, al di là delle reazioni nel momento stesso della separazione, potrebbero verificarsi anche altre piccole regressioni o il manifestarsi di altri segnali: sonno disturbato, ricerca di maggiore contatto quando si sta insieme, lamenti e pianti più ricorrenti. Tutte queste reazioni sono manifestazioni da accogliere e comprendere.
Le regressioni sono assolutamente normali. Non c’è da allarmarsi! ❤️
Alla luce di questo, consapevoli delle tante esigenze degli adulti (genitori che devono tornare a lavoro presto, educatori che utilizzano diversi metodi di inserimento – a gruppetti, di classe, molto lento, molto veloce, con o meno l’educatore di riferimento…), si dovrebbe tentare di mettere al centro il bambino in questo delicato momento, cercando di non correre troppo, di rispettare i suoi tempi di adattamento.
E per finire… Come reagirò io?
L’inserimento al nido è un passaggio e un processo di separazione e di scoperta di nuove modalità di stare al mondo non solo per il bambino ma anche per il genitore.
Soprattutto in alcuni casi può essere il primo significativo momento di separazione e comunque ci si trova ad affidare il proprio cucciolo a qualcuno che non si conosce bene, a un contesto istituzionale, a figure diverse e tutto ciò può essere vissuto provando emozioni diverse. Per alcuni il passaggio può essere più semplice, lineare, per altri invece più complesso.
C’è la gioia del riappropriarsi di propri spazi, dello sperimentare una maggiore autonomia, del vedere il proprio piccolo alla scoperta del mondo, nell’interazione con altri bambini, ma possono esserci anche paure, timori, bisogno di controllo o sensi di colpa.
Così come per i bambini, emergono vissuti diversi, da riconoscere e accogliere.
Possono riemergere con forza emozioni legate alle proprie esperienze di separazione, a tematiche quali la fiducia nell’altro, la distanza, l’idea di sé e del mondo e non è banale essere in contatto con tutto questo.
In qualche modo, come per il bambino, anche il genitore ha bisogno di tempo, di adattarsi, di elaborare questa nuova modalità di stare insieme. Utile è dunque essere consapevoli di ciò che sentiamo, cercando di ascoltarci più che di giudicarci o di negare. Ascoltarsi è anche la condizione preziosa per riconoscere i propri vissuti e distinguerli da quelli del bambino.
“Queste sono le mie emozioni, le mie paure” e posso dar loro voce.
“Quelle che osservo nel mio piccolo, sono le sue emozioni e posso occuparmene, fungendo da base sicura”.
Sarà così che il bambino potrà allontanarsi, iniziare ad incuriosirsi e ad esplorare il nuovo contesto, sapendo che fisicamente, durante i primi giorni, e poi gradualmente all’interno di sé, comunque il genitore c’è, lo rassicura e allo stesso tempo è felice nel vederlo muoversi nel mondo.
Dott.ssa Laura Gentile
Psicologa e psicoterapeuta, lavora a Roma, si occupa di consulenza, sostegno, valutazione e psicoterapia per bambini, adolescenti, adulti e famiglie, utilizzando un approccio umanistico integrato. Parallelamente si dedica alla formazione e al sostegno alla genitorialità e alle figure educative, attraverso il progetto “Aiutami a fare da solo”, con cui promuove seminari, incontri di condivisione e laboratori per neogenitori e genitori in attesa, ispirandosi in particolare alla teoria dell’attaccamento e alla pedagogia montessoriana.