Quando incontro Simona nel suo negozietto accanto al Verano, il più grande cimitero romano, tutto ciò che riesco a percepire è colore e bellezza, ogni fiore è scelto con cura, e fa bella mostra di sè accanto a mille altri fiori dalle tonalità variopinte, dalle forme delicate e profumi inebrianti.
Simona e Giuliano di Fiori di Riso mettono tutto l’amore che li unisce nella vita in quel piccolo angolino di una eterna primavera che accoglie spose, diciottenni, bisnonne, laureati, tutti coloro che hanno bisogno di un bouquet magnifico, una composizione natalizia, una boutonnière particolare e, ancora, di un mazzo di fiori raccolto in un foglio color crema, da portare sulla tomba dei propri defunti.
Le mani di Simona scelgono i fiori più freschi, consigliano i fiori più duraturi, mettono insieme piccole preghiere floreali e ascoltano, accolgono, consolano, chiunque varchi quella soglia di marmo con gli occhi gonfi, la voce tremula, la morte nel cuore.
Oggi affrontiamo un tema difficile: la morte, come la vita, è parte del tutto, del cerchio che ci lega ad un ciclo di cui noi vediamo solo una sequenza; parliamo di ciò che per tutti è difficile accettare, sopratutto poi se abbiamo bambini piccoli a cui dover spiegare cosa vuol dire morire, perché si va al cimitero, perché tutta questa tristezza, all’improvviso, un giorno ti entra in casa e sembra non voler uscirne più.
Piangere per gli altri: un culto antico
Quando Simona e Giuliano mi hanno raccontato del loro lavoro, vi assicuro che ho sgranato gli occhi: no, non è possibile, ho pensato, davvero si può arrivare a questo?! Poi hanno iniziato a spiegarmi i dettagli, a farmi vedere ciò che immediatamente non puoi cogliere quando una fiorista ti dice “mi pagano per portare fiori sulle tombe dei loro cari” e ho cominciato ad ascoltare le loro storie con attenzione e curiosità, e mi sono tornati alla mente i miei studi universitari di Tradizioni Popolari sul culto dei morti.
Piangere per gli altri è un culto antico, la nostra storia, sopratutto nel Sud, è piena di figure “professionali” di donne che vestivano il nero e andavano a piangere alle veglie funebre dei morti altrui, esiste un vero protocollo delle lamentele funebri, dove al pianto e ai lamenti, più o meno strazianti, si accompagna poi l’elogio e il ricordo del defunto. Simona, da buona siciliana, mi conferma che nella sua splendida terra ancora esistono queste tradizioni, se volete saperne di più, si chiamano “prefiche” le donne che piangono in morti.
I fiori più belli
Le mani di Simona continuano a sistemare delicati fiorellini, in un candido foglio di morbida carta. Un delicato bouquet rosa confetto con piccole punte di fucsia, un fiorellino totalmente bianco nel centro, con petali setosi e morbidi, come una piuma d’angelo, racchiusa in un abbraccio di fiori.
E’ la richiesta di una mamma che ha appena perso la figlia di pochi anni: è entrata in negozio aprendo il cuore a due estranei, raccontando quel lutto che porterà per sempre impresso negli occhi, vergognandosi quasi di chiedere ad altri di andare a portare fiori sulla tomba della propria figlia che vede ancora danzare felice davanti ai suoi occhi “Non riesco a pensarla qui, tra le tombe di mille sconosciuti”.
Un dolore devastante impossibile da descrivere e che Simona accoglie con un’empatia fuori dal comune, mi spiega “è una cosa che richiede uno sforzo immenso, ti strazia l’anima, non ci si abitua mai, lo faccio perché è l’unico modo in cui posso stare vicino e dare qualcosa di bello a chi ha perso il suo tutto”. Ogni settimana lei e Giuliano si alternano per portare fiori sempre freschissimi sulla tomba di quel piccolo angelo. La sua mamma così riesce ad accettare di averla lasciata in buone mani. Forse un giorno chiederà loro di accompagnarla a vedere quella tomba che per il momento è solo un pezzo di marmo con scritto su il nome più bello, e che è sempre adorna dei fiori più belli.
Perchè chiedere ad altri di occuparsi dei nostri cari
Il negozietto di Fiori di Riso è un via-via di persone, un crocevia di storie che si intrecciano con quelle di Simona e Giuliano, che pian piano entrano nelle vite dei loro clienti passando per la porta più stretta, per il corridoio più buio, quello della morte, quelle passeggiate di cipressi e silenzio che si snodano tra i sentieri di un posto magnifico nel cuore di Roma, il cimitero del Verano.
Simona cammina lentamente immersa nel silenzio surreale e mi racconta che le motivazioni che spingono i suoi clienti a chiedere loro di occuparsi della manutenzione delle tombe sono le più disparate: c’è la vecchietta che non riesce a trovare chi possa accompagnarla al cimitero e vuole fiori freschi per il marito, c’è la signora che partirà per sei mesi per raggiungere la famiglia in Australia e non potrà venire a prendersi cura dei fiori, c’è chi non riesce a trovare la forza di salutare i propri cari in un luogo dove non si sente a proprio agio ma non vuole rinunciare ad un pensiero, una preghiera, un fiore.
Simona si ferma a sistemare una tomba, mette acqua fresca nei vasi, taglia le foglioline in eccesso, la vedo osservare con attenzione i particolari come se stesse allestendo la chiesa per un matrimonio.
Quando tutto è perfettamente ordinato, scatta una foto, la manda al cliente, si accorge che la guardo con un po’ di diffidenza, sorride e mi spiega: “Lo so, sembra strano il mio lavoro ma anche questo è una parte del tutto. I clienti scelgono i fiori, io mando loro le foto, se è una ricorrenza mi preoccupo di mettere un fiore particolare o regalo una piantina, è solo un piccolo gesto, a me non costa nulla e a loro riempie un pochino il cuore sconvolto da quell’assenza.. Per noi prima che un lavoro è un onore che ci venga affidato questo compito e lo facciamo con profonda cura e coinvolgimento a tal punto da affezionarci ai cari dei nostri clienti, li sentiamo come nostri e ahimè abbiamo sofferto non poco per la perdita di chi col tempo ci ha lasciati! Non è un lavoro facile, non si tratta solo di vendere fiori; qualcuno si scusa addirittura, pensa di poter essere giudicato perché non viene mai in cimitero e delega a noi la cura della tomba.. Noi non abbiamo alcun giudizio a riguardo, ma solo profondo rispetto per il modo in cui ognuno vive, metabolizza e affronta la morte. E anche tanta gratitudine per tutti quelli che ci lasciano entrare nei loro pensieri più profondi.. anche quando per noi è difficile trattenere le lacrime”.
E’ a tutte queste persone che, con estrema discrezione e affetto, Simona porge il bigliettino da visita di Fiori di Riso e propone il suo lavoro. Entra in punta di piedi nella stanza più buia di ognuno di noi, quella dove conserviamo il dolore più intimo e devastante della perdita.
Accettare la morte
Alcune persone accettano subito questa soluzione che all’inizio mi è sembrata a dir poco bizzarra, di lasciare che altri portino fiori alle tombe dei propri defunti. Qualcuno preferisce discuterne in famiglia e danno conferma di voler attivare il servizio chiamando in un secondo momento. Altri, confortati dal sapere che c’è chi può aiutarli, trovano la forza per accettare la morte del proprio caro e scelgono di occuparsi personalmente della cura della tomba, e ne approfittano di quell’appuntamento settimanale per fare due chiacchiere coi fioristi, sempre di buon umore, sempre disposti a consigliare una pianta, un fiore, a regalare un sorriso accogliente a chi ha bisogno di una parola di conforto, una stretta di mano.
Saluto Simona e Giuliano. Mi chiedo se avrei scelto di affidare loro le tombe dei miei cari, io che non amo il cimitero, io che non credo nel piangere sulle tombe, io che ho sempre pensato che un pezzo di marmo sia solo un pezzo di marmo e che l’anima di chi hai amato ti resta attaccata addosso, come un vestito attillato. Guardo il Verano dietro di me, l’ingresso imponente, il lungo viale alberato da cui spuntano piccoli giardini colorati. Nel silenzio, sento il sorriso di Simona salutare fotografie di volti sereni e voci mute che le sfiorano il cuore.