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Terapia per l’endometriosi: vi racconto la mia

by Marianna Brogi

Care amiche, nell’ultimo post qui su DiventareMamma vi ho raccontato della mia (finalmente!) diagnosi di endometriosi. Già, e poi che è successo? Quale terapia per l’endometriosi sto seguendo?

Parto innanzitutto col dirvi che avevo già avuto, anni fa, una parziale diagnosi di focolai endometriosici attraverso una risonanza magnetica. Con l’aggravarsi della situazione mi sono rivolta quest’anno al Sant’Orsola di Bologna, dove ho ottenuto non solo una diagnosi ma persino una terapia per l’endometriosi su misura per me e un percorso da seguire. Sì, perché quello che ci si appresta a seguire è un vero e proprio percorso che inizia dentro di noi.

Ognuna di noi, come già vi ho ripetuto nell’ultimo post, è un caso a parte. Alcune donne malate di endometriosi vengono sottoposte a terapia chirurgica, che allevia la malattia per un periodo o rende possibile una gravidanza, per alcune ci sono altre vie.

Dopo essere stata sottoposta all’ennesima ecografia di secondo livello l’equipe dell’ospedale ha ritenuto opportuno prescrivermi l’assunzione della pillola continuativa, senza pause. Perché l’obiettivo è appunto quello di fermare le mestruazioni per non peggiorare ulteriormente il quadro e magari anche far regredire gli accumuli esistenti.

Ma come fare per me, che avevo smesso di prendere la pillola molti anni fa per la comparsa di terribili vertigini? (fortunella, eh?)

Per questo vi dico di farvi visitare in un ottimo centro, perché c’è una soluzione per tutte, che va studiata caso per caso. Per me questa era una pillola a base di solo progestinico, ad esempio.

Così, inizio a prendere la pillola. Senza pause. E la guardo malissimo, ogni volta che giro per casa e so che devo prenderla. Lei è lì che mi aspetta, sul piano della cucina, e io non la voglio: perché dovrei prendere un anticoncezionale se, invece, desidero un bambino?

Eppure questa è la mia terapia contro l’endometriosi

E nella mia mente si vanno creando pensieri di questo tipo, che si contorcono e si rincorrono. E il mondo intorno, piano piano, anche lui si contorce su se stesso.

Sì, perché i primi mesi (e sì, ci sono ancora dentro) significano stanchezza infinita e sbalzi d’umore, ma anche vari altri disturbi ormonali che non starò qui a disquisire ma che metteranno a dura prova voi e chi vi sta vicino.

Bisogna stringere i denti. È durissima, proprio ora che finalmente c’è la diagnosi… che potrebbe sembrare un sollievo, tutto sembra cadere a pezzi.

Le persone ti dicono: «Beata te che non hai più le mestruazioni» oppure «Dai, forza, pensa che non avrai più dolore!» Ma la verità, signori, mi rivolgo a tutti voi, è che non c’è nessuna frase che può consolarci, a noi che, in relativa giovane età, non abbiamo più le mestruazioni.

Perché le ho tanto odiate, erano un incubo per me, settimane di dolore e di antidolorifici e stanchezza, ma adesso che con ci sono più c’è sempre quella vocina dentro, quella che viene direttamente dalla nostra fantastica società patriarcale, che ti dice: “non sei una donna normale”.

“Non sei una donna normale”

È LA PURA VERITA’. Noi non siamo donne normali, noi siamo guerriere. Guerriere che hanno imparato a convivere col dolore, con la pazienza, con la speranza, con la presenza di questa malattia e la mancanza che provoca. Con il vuoto fisico che riempie nei nostri corpi con la sua sostanza invadente ma anche con il vuoto che causa nel nostro cuore, e infine gli interrogativi che fa germogliare.

Perciò, cosa dire a una malata di endometriosi che sta affrontando la terapia? O magari un intervento chirurgico? Non minimizzate. Quando ci vedete in piedi pensate che stiamo benissimo, ma non è così. Lei è sempre dentro di noi pronta a colpire. Perciò, se vogliamo fermarci un attimo, non criticate. Il mondo può aspettare. Non minimizzate.

Non consolateci, perché non ci fa piacere non avere più le mestruazioni, ma fateci ridere. Abbracciateci. Fateci sentire le guerriere che siamo, con un sorriso in più.

Infine, come andrà avanti questo percorso? Non lo so nemmeno io, care amiche, non lo so nemmeno io. Il resto di quest’avventura, credo, lo scriveremo insieme.

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