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Perchè leggere le fiabe ai bambini? Fiabe e favolazione: le emozioni dei bambini

by DiventareMamma
Pubblicato: Ultimo aggiornamento

C’era una volta.. e mi chiedo se ci sono ancora principesse e cavalieri delle fiabe d’una volta, scenari magici, surreali, fatti di pozioni stregate e matrigne cattive e, inevitabilmente, di boschi dove si perdevano i bambini! Di boschi oscuri e pericolosi ce ne sono tanti anche oggi, e si chiamano con nomi meno magici come bullismo, pedofilia, separazioni, violenza familiare.. parole che fanno rabbrividire se pensiamo che i nostri figli potrebbero perdersi in uno di questi boschi maledetti, e noi genitori, che vogliamo solo proteggerli, come possiamo affrontare quei drammi, piccoli o grandi?

Tiziana Capocaccia, psicologa, dà una risposta ai nostri interrogativi, col suo progetto Favolazione: la possibilità ai bambini e ai grandi di avere uno spazio e un tempo dedicati ad affrontare temi che possono generare difficoltà. Questo spazio diventa protetto dallo strumento fiaba. Le fiabe appunto, quelle care vecchie storielle che hanno allietato e spaventato la nostra infanzia e che oggi, in chiave moderna, nuova, rielaborata, possono aiutarci a entrare nel cuore dei nostri figli, a seguirli da vicino nei periodi di difficoltà, a curare certi malesseri. Magari non solo dei nostri figli.

Perché i bambini vogliono sempre le stesse fiabe?

Pensiamo ai nostri figli che chiedono mi racconti ancora quella fiaba? E ancora.. e ancora..!! E ogni sera lo stesso rituale, stesso libro, stessa fiaba, stesse parole. Noi forse ci annoiamo un pochino ma proviamo a riflettere su cosa c’è dietro questa ripetizione: quando si sceglie una fiaba in particolare e ci piace ascoltarla e riascoltarla di nuovo significa che quella storia ha toccato qualcosa, che per qualche motivo riguarda da vicino le nostre emozioni.

Questo ci fa capire che chiave importante siano le fiabe per entrare nel mondo a volte un po’ offuscato dei nostri piccoli, nel groviglio di certe emozioni che maturano, che ancora non sanno esprimere e che è fondamentale per noi riconoscere e coltivare nel modo corretto.

Perché la fiaba?

Raccontare storie fa parte della vita umana; le fiabe iniziano con il C’era una volta a indicare un qualcosa che esiste ma non esiste, come il Kan ya ma kan (originariamente Kan aw ma kan) delle fiabe arabe: c’era e non c’era che è un po’ la chiave di possibilità di tutte le storie di fantasia. Le favole sono un genere letterario importante che ha accompagnato l’essere umano sin dai tempi antichi. Una fiaba con quel C’era una volta si situa in un tempo non ben definito, le metafore di cui si costituisce la storia ci permettono di raccontare anche qualcosa di difficile e doloroso, in quel mondo magico d’immaginazione e fantasia ogni cosa è possibile, anche parlare di un tema difficile, trovando, con la metafora della storia, una soluzione che poi può aprire la mente ad un cambiamento anche nel mondo reale. Tutto questo crea una distanza di sicurezza psichica che regala una forma di protezione.

La fiaba è uno strumento che crea quella che Sunderland definisce distanza di sicurezza piscologica, adeguata a parlare anche di quello che ci fa più vergognare e soffrire. Con le fiabe possiamo parlare di argomenti che possono essere molto difficili, per via della loro complessità o per le emozioni che suscitano determinate tematiche, possiamo trattare temi complessi, capirli ed esprimere pareri ed emozioni attraverso la lettura di fiabe, la discussione guidata.

Il linguaggio delle fiabe

Il linguaggio delicato delle favole ci dà la possibilità di aprire il nostro animo e di comunicare e raccontare qualcosa che non è ancora elaborato. Attraverso le possibilità narrative che offre il regno della fantasia abbiamo l’occasione di aprire la nostra mente a nuove soluzioni. Le fiabe ci permettono di avvicinare i bambini a temi sia semplici che difficili, possiamo coinvolgerli in maniera protetta, porli in una condizione di apprendimento arricchito da emozioni e divertimento. Raccontare una fiaba è un momento speciale sia per chi narra che per chi ascolta e, quando inventiamo una favola, raccontiamo noi stessi. In un certo modo, impariamo anche a conoscerci meglio: le fiabe che riusciamo a scrivere o che prediligiamo leggere in qualche motivo ci assomigliano.

Vuoi leggere una delle fiabe della dott.ssa Capocaccia?! Apri questo link per l’elenco completo!

Marie Louise Von Franz affermava: “Dopo aver lavorato per molti anni in questo campo, sono giunta alla conclusione che tutte le fiabe mirano a descrivere un solo evento psichico, sempre identico, ma di tale complessità, di così vasta portata, e così difficilmente riconoscibile da noi in tutti i suoi diversi aspetti, che occorrono centinaia di fiabe e migliaia di versioni, paragonabili alle variazioni di un tema musicale, perché questo evento penetri alla coscienza (e neppure così il tema è esaurito). Questo fattore sconosciuto è ciò che Jung definisce il Sé. Esso costituisce la totalità psichica dell’individuo” (Von Franz, 1980).

Fiabe e favolazione: le emozioni dei bambini

Attraverso la favolazione, ossia l’azione di mettere in favola, di raccontare a mo’ di favola, la persona, sia che si tratti di un bambino che di un adulto, può riconoscere, esprimere e verbalizzare i propri stati d’animo. Ci si può esprimere rispetto a un tema che sentiamo vicino e comunque ad argomenti che  coinvolgono nella propria sensibilità . L’importanza della favolazione è dunque legata alla capacità linguistica di dare un nome alle emozioni.

Ciò permette al bambino, e non solo, di ridimensionare la portata emotiva e di gestirla al meglio. In qualche modo, gli consente di prenderne le distanze canalizzando poi tutti i correlati psicofisici che ne derivano.  Affrontare un tema delicato come una malattia o una violenza attraverso la favolazione, permette di riconoscere il moto emotivo che si sprigiona dall’esperienza in questione per poi canalizzare, esorcizzandola, l’eventuale aggressività conseguente.

Fiabe, favolazione e sviluppo delle competenze linguistiche

Un ulteriore vantaggio della favolazione consiste nell’apprendimento delle competenze linguistiche (in questo articolo abbiamo parlato sul ritardo nello sviluppo del linguaggio e quando è bene intervenire) che servono alla stesura di un racconto. Studi recenti confermano come anche soggetti di età prescolare possono essere in grado di contenere un’emozione particolare grazie ad un bagaglio linguistico più fornito. Bambini che hanno capacità linguistiche poco sviluppate tendono, infatti, ad agire più direttamente le proprie emozioni e a scaricare gli impulsi a livello fisico.

Nei bambini che hanno già appreso la lettura e la scrittura, il gioco-esercizio della favolazione incrementa in genere la motivazione a produrre la “propria storia” da soli, o assieme agli altri, promuovendo tutte le abilità sottese a tale competenza complessa. Nei bambini con bisogni educativi speciali, anche laddove la verbalizzazione non sia stata raggiunta o lo sia solo parzialmente, poter seguire una narrazione o riuscire a raccontare qualcosa attraverso un linguaggio alternativo, promuove la comunicazione e la relazione.

La dott.ssa Capocaccia, psicologa, esperta in parent coaching, mediatrice familiare, grafologa e autrice di fiabe, vive e lavora a Roma, svolge consulenze anche online e segue con particolare attenzione il mondo delle mamme e dei bambini: potete contattarla via email psicologa@movimentopsicoespressivo.it, seguirla sul suo blog www.movimentopsicoespressivo.com.

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