La scelta di dove far dormire un bambino è una delle prime e più importanti decisioni che ogni famiglia deve affrontare. Il tema del co-sleeping (dormire nella stessa stanza) e del bed sharing(condividere lo stesso letto/ dormire nel lettone) resta ancora oggi al centro di un acceso dibattito tra genitori, amici, parenti e anche esperti.
Questo articolo ti aiuterà a comprendere i vantaggi e i rischi di queste pratiche, offrendo informazioni aggiornate, consigli pratici e il punto di vista di esperti per prendere una decisione consapevole e adatta alla tua famiglia.
Co-Sleeping e Bed Sharing: Qual è la differenza?
Prima di tutto, è importante chiarire le differenze tra i due termini:
- Co-sleeping: il bambino dorme nella stessa stanza dei genitori, ma non nel loro letto. Può dormire in una culla o lettino posizionato accanto al letto matrimoniale.
- Bed sharing: il bambino condivide la stessa superficie di sonno dei genitori, dormendo quindi nel lettone con mamma e papà.
Entrambe le scelte hanno pro e contro che analizzeremo a seguire.
Vantaggi del Co-Sleeping (nella stessa stanza)
- Facilita l’allattamento notturno: tenere il bambino vicino permette di rispondere rapidamente alle sue richieste di poppata, riducendo fatica e interruzioni del sonno della mamma.
- Sicurezza emotiva per il bambino: la vicinanza rassicura e diminuisce l’ansia da separazione, favorendo un attaccamento sicuro secondo la teoria di attachment di Bowlby e secondo la pedagogia sullo sviluppo infantile.
- Migliora la regolazione fisiologica: studi suggeriscono che il co-sleeping può aiutare a stabilizzare frequenza cardiaca e respirazione del neonato.
Rischi e svantaggi del Bed Sharing (condivisione del letto / dormire nel lettone)
- Soffocamento o schiacciamento: il rischio principale segnalato da pediatri e dal Ministero della Salute è proprio il possibile soffocamento causato da coperte, cuscini o posizionamento accidentale del genitore.
- Aumento delle probabilità di Sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) quando non adottato in sicurezza.
- Disturbi del sonno: sia genitori che bambini possono avere un sonno più frammentato con frequenti risvegli.
- Limitazioni di spazio e disagio per la coppia: la condivisione del letto può influire negativamente sull’intimità e sulla routine della coppia.

Ho deciso di fare qualche domanda su questo tema alla nostra cara psicologa Dott.ssa Irene Mazzon.
Cosa dicono gli esperti: intervista alla Dott.ssa Irene Mazzon
La psicologa Irene Mazzon spiega che la vera indipendenza emozionale si basa su un attaccamento sicuro sviluppato nei primi anni di vita, che co-sleeping e condivisione della stanza possono favorire.
Significa che la vicinanza aiuta il bambino a sentirsi protetto e sicuro, condizione necessaria per crescere autonomamente.
Ci sono però alcune condizioni perché la vicinanza non diventi angosciante:
- Deve esserci accordo tra mamma e papà per gestire il sonno familiare in modo sereno.
- La presenza deve essere una scelta del momento, non trasformarsi in dipendenza patologica.
- I genitori devono mantenere la loro privacy e intimità, evitando tensioni.
È vero che dormire nel lettone con mamma e papà crea bambini “mammoni”?
La nostra cultura è molto improntata sull’indipendenza, sulla performance, l’autosufficienza emotiva ed affettiva. Questo vale per grandi e bambini. Uno dei sentimenti più diffusi nella nostra società infatti è la sensazione di solitudine. L’essere davvero indipendenti dai genitori (all’opposto della dipendenza che in questo caso richiama la parola “mammoni”) d’altro canto dovrebbe forse giocarsi su fattori come la capacità di prendere decisioni, di trovare una propria strada, di sapersela cavare nella gestione degli aspetti pratici della vita…
E quando siamo più capaci di agire in autonomia? Quando ci sentiamo tranquilli e sicuri.
La possibilità di interiorizzare una sensazione di sicurezza e autoefficacia dipende in larga parte dall’aver sviluppato un attaccamento sicuro. L’attaccamento sicuro si struttura attraverso uno stadio evolutivo, quello infantile, in cui possiamo sperimentare la vicinanza, l’accudimento, l’accoglienza dei nostri bisogni. Alcuni studi dimostrano che nelle culture africane, dove genitori e bambini nei primi anni di vita dormono insieme, i figli hanno un attaccamento più sicuro.
Come la vicinanza con i genitori influisce sul bambino?
La regolazione della vicinanza presenta un ampio spettro di possibilità.
Vicinanza non funzionale
La vicinanza simbiotica, che vede mamma e bambino agire e sentire all’unisono, dopo i primi mesi in cui questo è fisiologico e necessario, può ostacolare seriamente lo sviluppo di una propria identità da parte del bambino. Anche la vicinanza basata sull’ansia del genitore di perdere il controllo sul bambino temendo catastrofi imminenti la rende angosciosa e limitante. L’ansia di separazione del genitore non può essere la ragione per cui il bambino dorma vicino a sé.
Un altro tipo di vicinanza genitore-bambino non funzionale è quella che annulla la coppia genitoriale o nega aspetti legati alla sessualità o alla necessità di intimità ed esclusività della coppia. Sono infatti molto perplessa quando sento di coppie che hanno rapporti sessuali con i figli piccoli nella stanza o addirittura nel letto. L’aspetto erotico legato al corpo sessuato di un adulto è fondamentale nella vita della coppia, ma è importante non vada condiviso in alcun modo con i bambini che, ricordiamolo, a pelle sentono tutto quello che accade intorno a loro.
Ci sono anche genitori che tendono a tenere vicino il bambino durante la notte proprio per evitare un contatto sessuale con il partner. Questa motivazione è chiaramente disfunzionale, in quanto legata alle esigenze dell’adulto e non del bambino.
Una situazione in cui la “vicinanza” notturna tra genitore e bambino può avere di risvolti controversi è, in ultimo, quella che riguarda i figli di genitori separati. Spesso vedo genitori che dormono con il proprio bambino per non provare nostalgia o senso di vuoto in assenza del compagno o della compagna. Questa funzione di supporto del bambino al genitore rappresenta un’iper-responsabilizzazione e una confusione di ruoli molto pericolosa.

Queste quattro tipologie di “vicinanza” genitore-bambino in relazione all’assetto notturno, però, non rappresentano ciò di cui stiamo parlando. La vicinanza “buona” è quella che si regola attraverso la sintonizzazione con i bisogni del bambino nel qui e ora, senza che questi siano travisati a causa delle proiezioni dei nostri bisogni e delle nostre paure. È una vicinanza fatta di condivisione e accudimento.
Il co-sleeping nell’accezione di room-sleeping, come hai spiegato, prevede che i bambini possano dormire nella stessa stanza, non nello stesso letto dei genitori durante i primi anni di vita e viene utilizzato come modalità prevalente in circa metà della popolazione del mondo. Secondo alcuni studi sviluppatisi degli USA, risulta essere positivo per il bambino fino ai 18 mesi di età dal punto di vista del benessere psicofisico che riguarda l’apparato cardiaco, respiratorio e digestivo. È importante però che entrambi i genitori siano in accordo tra loro rispetto all’assetto notturno e che ciò non comporti una modificazione eccessiva degli orari famigliari. Mi riferisco a bambini che non vanno a letto finché non dormono anche i genitori, col risultato che i genitori si trovano a dover andare a letto alle nove di sera o i bambini arrivano a stare svegli fino a mezzanotte!
Quando è il momento giusto per far dormire il bambino nella sua stanza?
Non esiste un’età “giusta” universale. Generalmente entro i 2-3 anni molti bambini sono pronti a sperimentare la loro stanza, ma ogni bambino è diverso e segue il proprio cammino di sviluppo.
I segnali che indicano il momento opportuno:
- Sviluppo del linguaggio che permette di esprimere paure o ansie.
- Interesse a dormire in uno spazio tutto suo.
- Capacità crescente di autonomia emotiva.

Come affrontare le paure nei bambini che dormono nella loro stanza?
- Gradualità nell’allontanamento dalla camera dei genitori, evitando bruschi cambiamenti.
- Favorire strumenti di rassicurazione: peluche preferiti, luci notturne, racconti serali.
- Parlare apertamente delle paure per decodificarle.
- Stabilire una routine serena che aiuti il bambino a sentirsi protetto.
La nostra esperienza: la culla NextToMe di Chicco
Molti genitori scelgono una via di mezzo, utilizzando una culla come la NextToMe di Chicco, che permette al bambino di essere vicino ma in completa sicurezza. Questo facilita l’allattamento e garantisce un sonno più tranquillo a tutta la famiglia, limitando i rischi del bed sharing.
Consulenze Personalizzate
Se hai bisogno di una consulenza personalizzata ti ricordiamo che la Dott.ssa Irene Mazzon riceve a Milano. È importante che entrambi i genitori siano d’accordo sull’assetto notturno per mantenere una routine familiare stabile.
Ogni famiglia deve trovare il proprio equilibrio. Che i vostri bambini dormano nel lettone o nella loro stanza, l’importante è che tutti si sentano sicuri e amati. La scelta tra co-sleeping e bed sharing dipende dalle esigenze individuali della famiglia e dalle preferenze personali. Non esiste una soluzione universale, ma è fondamentale che la decisione sia presa considerando il benessere di tutti i membri della famiglia.
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