Da grande voglio fare l’astrofisica

“Mamma, papà, da grande voglio fare…” Quanta ansia si nasconde in ogni genitore nell’attimo in cui i nostri figli ci svelano cosa vorranno fare da grandi! Immediatamente, anche se nostra figlia ha solo 5 anni, noi mamme iniziamo a fare quei lunghi viaggi mentali che spaziano in un’immensa varietà di domande, ipotesi e supposizioni “Sarà il lavoro giusto per lei? E’ un lavoro dignitoso?! Ce la farà a tirare avanti con lo stipendio!?” Come se i nostri bimbetti, che a malapena sanno tenere una matita in mano, dovessero laurearsi domani! Sono dubbi legittimi, pensieri che prima o poi attraversano i nostri pensieri di mamma eppure, a volte, ci sfugge qualcosa di davvero fondamentale: non importa quante difficoltà dovranno affrontare i nostri figli, loro le supereranno tutte, se noi saremo accanto a loro, pronti a sostenerli. Sempre. Mi chiedo se Martina Cardillo, astrofisica, abbia mai detto a cinque anni di voler studiare lo spazio, e le stelle. Immagino gli occhi di sua madre, incredula, quando quella bimbetta riccioluta le ha confessato, spavalda, di voler fare la scienziata. Immagino anche qualche battuta di scherno dei suoi compagnetti delle elementari, e poi delle superiori, perchè la verità è che la nostra società è ancora molto rosa e celeste, e un mestiere che include la ricerca e lo spazio, sicuramente non è il primo che viene in mente abbinato alla parola “donna”. Martina oggi è una giovane donna romana, scienziata, astrofisica, collabora con l’Inaf – Istrituto Nazionale di Astrofisica. E nessuno meglio di lei può affermare che non possono esistere ancora distinzioni di genere nel lavoro nè, tantomento, nei sogni dei bambini. L’astrofisica è la scienza che studia le caratteristiche fisiche dei corpi celesti,  cioè la temperatura, la composizione chimica e la densità delle stelle o l’essenza dei meccanismi energetici che sono all’origine delle emissioni dei quasar e delle pulsar. Lascio che sia Martina stessa a raccontare la sua esperienza nel mondo della scienza, con la chiarezza e la genuina e professionale semplicità che la contraddistinguono come divulgatrice scientifica. Il suo entusiasmo e la sua gentilezza mi ricordano molto Patrizia Magnotti, geologa lucana che ho intervistato la scorsa estate in occasione della visita al Micromondo, un’altra donna impegnata come lei nella divulgazione scientifica, esempi di tenacia e determinazione che sono felice d’aver potuto incontrare. Faccende da maschio e faccende da femmina Nonostante sia il 2020, siamo in un mondo dove ancora esistono cose “da maschio” e cose “da femmina”. Se un bambino gioca con una Barbie ci spaventiamo, e continuiamo a regalare alle bambine bambole o cucine giocattolo, senza pensare che magari anche ad una “femmina” piacciono le costruzioni o i puzzle. La società, il mondo esterno, i cosiddetti “altri”, sono sempre in agguato per dire cosa sarebbe meglio o cosa sarebbe più giusto o cosa va di moda. Questo non significa, però, che abbiano ragione o debbano averla vinta. E questo dobbiamo essere noi genitori ad averlo chiaro per primi per poi insegnarlo ai nostri figli. Siamo noi che crescendoli non dobbiamo fare distinzioni tra “giocattolo da maschio” o “giocattolo da femmina”, anche se in televisione questa distinzione continua ad esserci. Siamo noi ad insegnare ai nostri figli ad apparecchiare, a pulire, a dare una mano, a far di conto. Non esistono faccende da maschio e faccende da femmina, esiste l’armonia del vivere insieme. Se mio figlio vuole fare il ballerino di danza classica, deve poter fare il ballerino di danza classica. Se mia figlia vuole diventare un’astrofisica, deve poter diventare un’astrofisica. Come non esistono giocattoli “da maschio” o “da femmina”, tantomeno esistono mestieri “da uomo” e mestieri “da donna”, non nel 2020. Esistono la buona volontà, le qualità di ognuno, ovviamente, e la forza che si ha nel perseguire il proprio obiettivo. Non esistono mestieri umili e mestieri prestigiosi, esiste il sogno ed esiste la felicità. Io ho scelto di essere una scienziata nella mia vita, in particolare una scienziata dell’universo, un’astrofisica. E l’ho scelto in piena libertà, due mesi dopo la maturità, dopo aver passato il test per entrare a Medicina. I miei genitori, per quanto mi avessero dato della pazza in quel momento, dopo avermi chiesto cento volte se fossi sicura della scelta fatta, sono stati al mio fianco, come sempre. Soprattutto quando i primi mesi sono andata quasi in depressione perché non capivo assolutamente niente di fisica e matematica (vengo dal classico) e pensavo di aver buttato la mia vita. Invece eccomi qui, con laurea, dottorato e ormai 6 anni di lavoro precario alle spalle: ce l’ho fatta, sono una scienziata! Scienza e spazio: un lavoro da uomini.. Nonostante io sia riuscita a diventare un’astrofisica, ancora adesso mi rendo conto della difficoltà di essere “femmina” in questo mondo per tanto tempo rimasto “maschile”. Perché le donne non è che non sono brave in matematica o nelle materie scientifiche, come ancora oggi continuano a dirci – e spesso ne siamo convinte anche noi. Semplicemente per un tempo immenso ci è stato vietato di accedere a queste discipline per una marea di motivi sciocchi e senza fondamento. Pensate che la NASA ha avuto problemi in diverse missioni con donne perché le “tute spaziali” erano state create tutte su standard maschili. Questo la dice davvero lunga sulle motivazioni per cui certi mestieri erano “solo per uomini”! Donne, scienziate, maternità: la bellezza di essere se stesse Il mondo degli scienziati ancora è un mondo di uomini, nel quale se vuoi un ruolo di responsabilità devi lottare due volte tanto e tenere sempre gli occhi aperti perché in un attimo ti portano via quanto hai conquistato. La maternità, in questo caso come in tanti altri, è la solita scusa addotta per spiegare il perché non possiamo mantenere quel ruolo, e spesso ci viene tolto senza che noi possiamo fare assolutamente nulla! Quel che è peggio è che il mondo degli scienziati è un mondo in cui le stesse altre donne ti criticano se vai vestita bene e porti i tacchi perché “le vere scienziate” non hanno tempo per i fronzoli. Ma chi lo dice, scusatemi? Io faccio scienza ma lo faccio in tacchi a spillo e con la bigiotteria abbinata ai vestiti, e faccio divulgazione anche nel modo che credo più congeniale per arrivare al cuore di molti, in romanesco! Si, avete capito bene. Sono una “romana de’ Roma” e sulla mia pagina facebook Roma Caput Astri – Astroversi in romanesco racconto l’universo con quel pizzico di ironia che può aiutare ad avvicinare chiunque a certe appassionanti tematiche! Guardare oltre e cambiare prospettiva E’ una lotta giornaliera continua, contro uomini e donne, indifferentemente, perché è la mentalità che è sbagliata, il punto di partenza. Noi possiamo cambiare questa prospettiva, all’interno della nostra famiglia, insieme. Dobbiamo guardare oltre, crescere i nostri bambini in un mondo dove non esistono ruoli ma dove si collabora, tutti! Dove papà può pulire il bagno e fare il casalingo e mamma può riparare un tubo e fare carriera, dove il “maschietto” può giocare con la Barbie e la “femminuccia” costruire con i Lego, dove nessuno, al di fuori di noi, possa avere il diritto di dire cosa sarebbe più giusto e cosa no. Mamma e papà, mamma e mamma, papà e papà: dobbiamo semplicemente insegnare ai nostri figli che la vita è piena di possibilità e che, quando viviamo nel rispetto degli altri, sono tutte accessibili. Basta volerlo. E poi dobbiamo essere lì, a ricordarglielo ogni qual volta ne avranno bisogno e ogni qualvolta qualcun altro gli dirà il contrario, e verranno a fare domande a noi, cercando risposte che avranno un peso per tutta la vita. “Ma è da maschio o da femmina?” – Non importa tesoro di mamma, è semplicemente da te.