Coronavirus e inquinamento

Vogliamo condividere con voi questo saggio che ci è stato inviato da Giuseppe Versace, diplomato in Economia e Commercio e con Dottorato in Economia. Giuseppe ha subito avuto il dubbio che l’inquinamento ambientale potesse essere una delle cause principali per la proliferazione del tanto ormai temuto Coronavirus. Siamo in quarantena da più di un mese e i media ci tartassano di informazioni legate al virus. Eppure, avete mai sentito parlare di inquinamento come possibile fattore incisivo? Io no. Se ci pensiamo un poco, noteremo che in Italia le regioni con più casi sono proprio quelle con maggiore inquinamento ambientale, sopratutto dell’aria. Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli? Fiumi inquinati, aria sporca… virus! Possiamo tutti insieme fare qualcosa? Abbiamo già parlato di come evitare di utilizzare la plastica (che è il numero 1 per inquinamento degli oceani), ma possiamo fare qualcos’altro? Vi lascio con il download del saggio “Coronavirus: un virus che si nutre di inquinamento atmosferico.” Lasciate i vostri commenti per far sapere cosa ne pensate! Un piccolo estratto di seguito: “Nel caso di cui ci stiamo occupando e di cui siamo preoccupati, il Coronavirus, qualsiasi decisione di affrontare la sua vera causa spaventerebbe anche i politici più esperti. Se, infatti, pensiamo attentamente alle origini di questa epidemia, i primi tre Paesi, la Cina, nella sua regione di Wuhan, la Corea del Sud e l’Italia settentrionale, dove si è manifestata, sono tutti e tre una caratteristica comune e molto significativa. Tutti e tre sono altamente industrializzati, il che fa rima con inquinamento, soprattutto dell’aria circostante, che è la nostra principale preoccupazione in questa analisi.  Eppure è l’aria inquinata, e quindici metri cubi al giorno, e per tutta la vita, che ogni persona, che lavora e vive nelle vicinanze, ispira! E con essa anche tutti gli inquinanti chimici emessi dalle attività umane nelle grandi città, nelle zone industriali e nelle aree agricole. È proprio quest’aria che provoca, in Francia, 48.000 vittime all’anno e da diversi anni. E a cui bisogna aggiungere quelle ora causate dal Coronavirus. Gli inquinanti chimici che contiene, come, tra l’altro, la diossina di azoto, in particolare le particelle fini, sono dannosi per la nostra salute anche a lungo termine. Questi sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni e di passare attraverso il flusso sanguigno anche in altri organi.  L’OMS li ha anche classificati come cancerogeni per l’uomo, in particolare per i polmoni. Essi causano anche un peggioramento delle condizioni preesistenti, compresi i disturbi cardiovascolari e respiratori. L’inquinamento atmosferico è infatti la principale causa alla base del Coronavirus. Attacca, prima di tutto, il nostro sistema respiratorio, i bronchi e i polmoni, indebolendoli. “